Lang Lang sale in cattedra "La musica conquista tutti"

SARÀ CHE a folgorarlo per la musica è stato un cartone animato di Tom & Jerry, ma quando Lang Lang sale sul palco dell'aula magna della Bocconi, tutto di nero vestito, dà davvero l'impressione di un gattone, sornione e suadente. Il 33enne pianista stasera è in concerto agli Arcimboldi (ore 20, ingresso 15-80 euro, in programma Ciaikovskij, Bach e Chopin, diretta anche su Rai5 e

www.classica.rai.it ). E all'università l'hanno acchiappato al volo come ospite d'onore per la mostra d'arte contemporanea Bag. Ingresso libero, ma nell'aula si notano varie chiazze di poltrone vuote. Eppure Lang Lang val sempre la pena ascoltarlo, non solo quando suona ( cosa che farà solo una decina di minuti alla fine), ma anche quando parla e racconta di sè. A cominciare, appunto, dall'aneddoto di Tom & Jerry. Il cartoon si chiamava

The cat concert : il gatto suona la Rapsodia ungherese n. 2 di Liszt, il topo vuol dormire, e da lì parte una serie di dispetti reciproci fino alla vittoria di Jerry. «Io non sapevo chi fosse Liszt, ma mi entusiasmai. Tom suonava su un piano enorme, sembrava il nonno di quello piccolo che avevo in casa io, e che da allora cominciai a suonare, pensando che prima o poi ne avrei meritato uno più grande».

Altroché: da allora Lang Lang ha suonato ovunque e per chiunque, dando al pianoforte una popolarità per l'appunto pop, che a qualche purista fa storcere il naso. Il naso invece lui lo usa per suonare, come fa a un certo punto per spiegare che la musica va suonata con tutto il corpo: si appoggia alla tastiera prima con le mani e poi con la testa, e il pubblico impazzisce. «Ma attenzione, non serve solo il corpo, serve anche l'anima. Ai giovani pianisti che mi contattano lo dico chiaramente, la musica non è solo tecnica, anzi forse è la cosa meno importante di tutte. Serve il cuore, serve capire cosa si sta suonando, chi era il compositore. Bisogna prepararsi e poi quando si è sul palco dare via libera all'istinto».

In questo lui cerca di essere un esempio non solo con le sue esibizioni alla tastiera, ma anche con la sua attività per gli altri. «Nel 2004 sono diventato ambasciatore dell'Unicef, e per prima cosa sono andato in Africa a suonare. Un mondo mai visto, era difficilissimo capirsi a parole. Ma poi ho cominciato a suonare e lì è scattato tutto: la musica è il vero linguaggio universale, per questo ho deciso di farne la mia professione». Per non dire poi della sua fondazione che forma e aiuta giovani talenti: «Per precisa scelta faccio suonare tutti a quattro mani, il pianista è un artista individualista, stare in coppia aiuta a lavorare in squadra».

Chissà però chi potrebbe stare in coppia con lui, non solo per la qualità di esecuzione, ma anche per la sua imprevedibilità sul palco. Non nega una gag neppure alla Bocconi. Prima esegue due pezzi delle Stagioni di Ciaikovskij, opera che eseguirà anche stasera. Poi per il brano finale (Concerto in La minore di Grieg) si toglie la giacca, estrae uno spuntone dal corpo del piano e la appende lì. Gli crolla pure il microfono. Ma lui si scatena con una performance quasi ginnica. Perché la musica si suona con la testa, sì, ma anche e soprattutto col corpo.

LO SPIRITO

"Per essere bravi non serve solo la tecnica, ma l'anima e il cuore"

AI GIOVANI

"Bisogna prepararsi bene, poi sul palco si può liberare l'istinto"

Luigi Bolognini