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30 luglio 2014 3 30 /07 /luglio /2014 16:20

 

Il Papa in elicottero sulla Terra dei fuochi "Che orribile sfregio"

Marco Ansaldo – La Repubblica

LA BELLEZZA ROVINATA: E’ terribile che una parte dell’Italia così bella sia rovinata dai rifiuti.

LA VITA DA DIFENDERE: So che soffrite ma chi diventa amico di Dio ama i fratelli, si impegna a difendere la loro vita e la loro salute rispettando l’ambiente

«Bisogna avere il coraggio di dire no a ogni forma di corruzione e di illegalità. Tutti sappiamo tutti i nomi di queste forme». Vanno ancora contro il potere della mafia e della camorra le parole di Papa Francesco, nel suo nuovo viaggio in periferia. Caserta, questa volta, mentre i napoletani, che il Pontefice argentino ha affettuosamente definito come «gelosi», potranno però incontrare Jorge Mario Bergoglio «sicuramente quest'anno », come ha annunciato lui stesso.

Un viaggio, quello di ieri, nato però in modo insolito, perché il Papa — rientrato in serata a Roma in elicottero — tornerà a Caserta domani, per vedere un pastore della Chiesa pentecostale, suo amico dai tempi di Buenos Aires. È stato anzi questo il motivo che lo aveva inizialmente spinto in Campania, suscitando — assieme al tributo offertogli ieri da 200 mila persone davanti alla Reggia di Caserta — una salve di polemiche da tradizionalisti e conservatori per le sue «aperture » nei confronti degli evangelici.

Vista dall'alto, la Terra dei Fuochi è un colpo d'occhio che ha lasciato Francesco sgomento. «È terribile — ha detto sorvolando la zona a monsignor Angelo Becciu, il Sostituto alla Segretaria di Stato vaticana che lo accompagnava — lo sfregio di questa bella terra». E subito, nell'omelia, ha parlato di «un territorio che tutelato e preservato», richiamando ai traffici legati allo sversamento dei rifiuti che avvelenano l'aria e i terreni.

Bergoglio ha così lanciato il suo appello a perseguire «il bene comune». «So che soffrite», si è rivolto alla folla, ma «chi diventa amico di Dio ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l'ambiente e la natura». E ha parlato dei migranti locali, che in una lettera gli avevano scritto: «Siamo tra gli scartati», chiedendo con forza il loro accoglimento.

Ha comunque colpito alcuni osservatori la modalità del viaggio a Caserta, la prima volta in assoluto che un Pontefice visita due volte la stessa città nel giro di 3 giorni. L'iniziativa di Francesco era nata proprio per andare a trovare il pastore pentecostale Giovanni Traettino, della Chiesa evangelica della riconciliazione. Un gesto di affetto nei confronti di un antico amico, letto poi come un messaggio di apertura al mondo protestante. Una visita da svolgersi, come diceva lo scorso 10 luglio lo stesso direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, dopo alcune indiscrezioni su "Il Mattino", «in forma del tutto privata».

A Caserta però, sia in Curia che nei palazzi della politica, la notizia non veniva accolta nel modo migliore. «Bergoglio — si legge nella ricostruzione fatta da "Adista", sito specializzato in informazione religiosa — si sarebbe recato in città non per incontrare i cattolici, ma per andare a trovare un pastore evangelico. Si è messa allora in moto la macchina delle trattative, delle perorazioni e delle pressioni». Un cambio di programma operato su richiesta dello stesso vescovo di Caserta. Ha scritto infatti il "Corriere del Mezzogiorno" che mons. D'Alise ha inviato una lettera al Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, con la seguente frase: «Santità, incontri anche i miei concittadini: desiderio enorme». Dove quell'«anche» appare rivelatore del caso. Risultato finale: la visita privata del Papa al pastore evangelico il 26 luglio è stata annullata e sostituita con la visita pastorale lampo alla diocesi, con un programma stringatissimo e improvvisato; Bergoglio però tornerà a Caserta due giorni dopo, libero di visitare privatamente il suo amico.

L'intero fatto non è sfuggito al sito cattolico tradizionalista "Messainlatino": «Per la prima volta, nella storia moderna della Chiesa — si legge in una nota che è una stilettata — l'annuncio della visita del Papa ha colto di sorpresa proprio il vescovo diocesano ma non il pastore protestante che ne aveva dato preventivamente notizia…». E la polemica ha finito per investire non solo il mondo cattolico, ma anche quello evangelico, dove l'iniziativa ha sollevato obiezioni più o meno velate, in una galassia formata da una realtà piuttosto variegata. Alcune Chiese, infatti, non condividono un'apertura di dialogo così profonda con il Papa, visto come l'emblema di una autorità non riconosciuta e anche osteggiata. Il sito "Notizievangeliche. com" ad esempio, parla della «preghiera» di Traettino «con il suo fratello "papa" Francesco», come di «una cosa scandalosa, una vergogna, una cosa gravissima che porta discredito alla via della verità». Il dibattito, insomma, corre sulla rete, confermando come i gesti del Pontefice argentino rompano gli schemi. Domani mattina la seconda tappa di Francesco a Caserta.

"Un segnale contro i clan che ci hanno avvelenato"

Paolo Rodari – La Repubblica.

«Francesco ha detto quello che tutta la popolazione desiderava egli dicesse. Parole che sono un segnale forte per la legalità e il rispetto del creato. Ora tocca ai politici non deludere. E insieme agli industriali. La nostra terra è stata imbottita di veleni. La camorra ha più volte dichiarato che sapeva che commetteva un'azione grave interrando o bruciando rifiuti industriali insieme a quegli urbani, ma nello stesso tempo che non si aspettava fosse così grave. Posso anche crederle. Ma nello stesso tempo auspico che si metta la parola fine a questa situazione una volta per tutte.

La sua parte deve farla anche Confindustria.

Deve mettere alla porta tutti quegli industriali che fanno affari con i camorristi».

Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano da anni in prima linea nella lotta allo sversamento e ai roghi di rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi, ritiene che la giornata di ieri sia stata decisiva per le sue terre?

«È così. L'arrivo del Papa è una pietra miliare nella nostra comunità. Sentirlo vicino ai nostri problemi ci dà speranza. E spero possa dare la spinta giusta a che si metta finalmente fine ai roghi. Ho da poco scritto a Matteo Renzi. Gli ho inviato i messaggi di coloro che stanno morendo per tumori causati dai veleni. Negli ospedali pubblici hanno tempi troppo lunghi per curarli. Dovrebbero andare nelle strutture private ma non possono permettersele. Renzi mi ha chiamato appena ha ricevuto la lettera. Lo aspettiamo fra noi».

Ha incontrato il Papa in questi mesi?

«Due volte. Una prima quando andò in visita al Centro Astalli a Roma. Mi inginocchiai e gli baciai i piedi. Il cardinale Agostino Vallini mi presentò e lui mi incoraggiò ad andare avanti. Poi l'ho incontrato il 14 maggio scorso, in occasione dell'udienza generale del mercoledì alla quale partecipavano oltre mille abitanti delle nostre terre. Disse a tutti che "il rispetto e la dignità della persona umana e il diritto alla salute vengono prima di ogni altro interesse"».

"Le sue parole una speranza contro lo sfruttamento"

CASERTA .

«Papa Francesco sa bene che siamo venuti in questa terra perché vogliamo avere la possibilità di una vita più dignitosa». Thomas, un giovane ghanese sui trent'anni, viene da Castel Volturno. È uno di quelli che nel 2008 partecipò alla rivolta dopo la strage di sei ragazzi ghanesi da parte del gruppo criminale guidato da Giuseppe Setola. È in piazza Carlo III, la mattina ha venduto ombrelli sotto la pioggia poi quando ha smesso di piovere è rimasto tra le prime file per seguire le parole del Papa.

Ha sentito le parole di Bergoglio, ha accennato anche al vostro dramma?

«Sì, mi aspettavo che parlasse di quanto è accaduto nuovamente a Castel Volturno nelle settimane scorse. Sono venuto qui perché lui ha dedicato molta attenzione a noi migranti. È andato a Lampedusa nel suo primo viaggio. Castel Volturno non è da meno. Qui vivono i nuovi schiavi».

Ma il Papa ha parlato di speranza.

«Ho ascoltato con attenzione le parole dette da papa Francesco. Giuste le sue parole di speranza. Abbiamo bisogno di speranza ma anche di qualche certezza. Gli abbiamo indirizzato una lettera aperta a nome di tutti i migranti della nostra provincia.

Gli abbiamo spiegato che Castel Volturno è un laboratorio di schiavismo, di deformazione di quanto ci possa essere di bello nell'essere umano. Sarebbe bello se papa Francesco venisse proprio a Castel Volturno a rendersi conto di persona di come vivono i nostri fratelli immigrati».

Che cosa può fare per voi il Papa di concreto?

«Noi non esistiamo. Ci sfruttano, ci schiavizzano, ci pagano una miseria per dodici ore di lavoro. Il lavoro qui non c'è. Il Papa queste cose le sa. Speriamo in lui anche per ottenere il permesso di soggiorno. Francesco è un grande papa. Anche se sono musulmano, lo considero come un mio fratello. Vuol dire che andremo a Roma a parlargli direttamente. Una sua parola conta molto anche per il governo italiano. Noi ci speriamo veramente».

 

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