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20 ottobre 2014 1 20 /10 /ottobre /2014 10:43

La revisione della stima del PIL e la Politica Economica di Gianluigi Coppola Università di Salerno revisionato dal chi tiene il blog. Successivamente il noto discorso di Robert Kennedy sul Pil tenuto all'Unversità del Kansas nel 1968

Dal prossimo settembre l’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, cambierà il metodo di stima del Prodotto Interno Lordo, al fine di adeguarsi al nuovo sistema europeo di conti (Sec 2010) così come definito dal regolamento Ue (549/2013).

Tra le novità di tale cambiamento rientra anche l’inclusione nel calcolo del PIL di tutte le attività che producono reddito indipendentemente dal loro stato giuridico. Saranno quindi computate anche le attività illegali, tra le quali rientrano i servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette e alcol) e il traffico di sostanze stupefacenti. Il 22 settembre l’ISTAT pubblicherà i dati sul PIL sulla base dei nuovi metodi di stima. Secondo stime Nomisma (Il Sole 24Ore del 22.08.2014) il PIL dovrebbe aumentare tra l’1 e il 2%. Ciò comporterebbe una riduzione del rapporto deficit/PIL dello 0,1%, e del rapporto debito/PIL tra il 2,6 e il 2.7%. Intanto il Governo ha rinviato a ottobre l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF) forse perché spera che la revisione verso l’alto delle stime del PIL e la conseguente riduzione dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL potrebbero evitare una manovra correttiva che comporti ulteriori aumenti dell’imposizione fiscale e/o consistenti tagli alla spesa pubblica.

E’ così che un più diffuso uso di droghe, un’importante attività di contrabbando oppure un ampio giro di prostituzione si  trasforma (ndr) in un beneficio per il governo grazie all’impatto che essi hanno sui conti pubblici e soprattutto su quei vincoli di politica economica (deficit/PIL, debito/PIL) che tanto stanno condizionando l’andamento della crisi economica e soprattutto le scelte del governi dei Paesi dell’Europa meridionale.

È il classico caso in cui i vizi privati si traducono in pubbliche virtù come nella favola delle api di Bernard de Mandeville. In altri termini il perseguimento acritico del rispetto di parametri prefissati a livello comunitario quali il rapporto deficit/PIL o debito/PIL porterà (ndr) a distorsioni e paradossi. Uno di questi sarà (ndr) che il contrasto alle attività illegali e criminali da parte del Governo avvenga in base ad un calcolo opportunistico in cui gli effetti di breve periodo (rispetto dei parametri di Maastricht) prevalgono su quelli di lungo periodo, quali, ad esempio, il rispetto della legalità e recupero dei tossicodipendenti. Lo Stato italiano ha già dato prova di compiere scelte di tale tipo. Si pensi ad esempio al settore del Gioco d’azzardo. Nel corso degli ultimi quindici anni si è assistito ad una progressiva legalizzazione e contemporanea liberalizzazione del settore che ha comportato l’esplosione del gioco d’azzardo in tutto il Paese e adesso aumentano le spese del servizio sanitario per recuperare gli ammalati del gioco (aumentando così il Pil - ndr) Deve essere chiaro a questo punto che il PIL “si allontana sempre più dalla misura del benessere” . Ne deriva che se il PIl non è un indicatore di benessere, la crescita del PIL, ovvero la crescita economica, non può essere considerata una misura dell’aumento del benessere sociale. In tal modo si vuole (ndr) aumentare le potenzialità del mercato, attraverso riforme che ne aumentino la capacita di produrre reddito e ricchezza, qualsiasi sia la fonte della ricchezza stessa e qualsiasi sia l’aumento della conflittualità sociale che esse comportano. In tal modo la stabilità sociale, viene affidata quasi esclusivamente al mercato, e alla sua crescita,

Purtroppo siamo in un’economia di mercato e l’esperienza storica ci insegna che il mercato, anche se è un’importantissima istituzione creatrice di ricchezza, è esso stesso instabile. Non si può fare a meno della politica, e non si può E, ci preme aggiungere che con la politica non si può fare a meno neanche dell’etica. In sintesi, lo sviluppo economico non è un bene assoluto e la crescita economica non è un processo privo di costi. Esso è, secondo Schumpeter, frutto soprattutto di un processo di creazione distruttrice, e in alcune fasi può portare anche all’aumento delle diseguaglianze così come ben rappresentato dalla curva di Kuznets. Pensare di trovare la soluzione ai problemi sociali soltanto affidandosi alla crescita economica, evitando e/o limitando le scelte di politiche economiche, è un’utopia che si rivelerà (ndr) molto pericolosa. In questo contesto la revisione del PIL porterà (ndr) il Governo a compiere scelte distorte in cui i benefici contabili sono di gran lunga minori dei costi sociali. A questo proposito è sufficiente ricordare il discorso di Robert Kennedy all’università del Kansas nel 1968, chiaro e preciso: http://www.benessereinternolordo.net/joomla/index.php?Itemid=1&id=8&option=com_content&task=view (video)  

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

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