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11 luglio 2015 6 11 /07 /luglio /2015 17:02

L’auto robot italiana comprata dagli USA per trenta milioni

Ha preceduto Google, ora Vislab va alla Silicon Valley. "Snobbati in patria, ma il laboratorio resterà in Emilia"

RICCARDO LUNA – La Repubblica

Dove sono gli imprenditori e capitalisti italiani? Non sono capaci di assumersi rischi di nessun tipo;  non hanno idea di innovazione e nuova tecnologia; sanno solo lamentarsi e rivendicare l’abbassamento delle tasse e del costo del lavoro. Non pensano che se non c’è più l’industria italiana forse un po’di responsabilità ce l’hanno anche loro che dovrebbero essere una classe dirigente? (ndr.)

ROMA. Il 20 luglio del 2010 la prima auto senza pilota del mondo partì da Parma in direzione Shanghai, dove era in corso l'Expo. Arrivò a destinazione cento giorni dopo, avendo percorso 15926 chilometri e attraversato 9 stati. In realtà quel viaggio incredibile e per certi versi leggendario è finito davvero solo ieri mattina, quando il professor Alberto Broggi, 48 anni, due figli e una vulcanica passione per l'informatica, è entrato nell'aula magna del Centro Sant'Elisabetta dell'università di Parma scortato dal rettore in un clima surreale per un ateneo italiano. Non capita tutti i giorni che uno spin-off universitario venga ceduto per una cifra milionaria. E quindi la scelta della sede per la fine del viaggio del professor Broggi non è casuale: nel campus parmense tutto questo è nato e cresciuto, e qui si è svolta la conferenza stampa che annunciava formalmente la cessione della società di Broggi per 30 milioni di dollari. Il compratore è Ambarella, una società americana relativamente giovane, fondata nel 2004 a Santa Clara, in California, specializzata in compressione di immagini video, quotata a Wall Street.
 

"Ci siamo fatti sfuggire un altro talento", hanno commentato a caldo in molti. Ma il professor Broggi non è d'accordo e sostiene che questa è una straordinaria occasione per l'Italia: "Primo, perché restiamo a Parma. Io e tutto il team continueremo a lavorare da qui. Avremo più soldi, potremo attirare più studenti, fare ricerche più efficaci e inventare dispositivi che oggi non potete neanche immaginare". Intanto già una trentina di ricercatori sono stati assunti a tempo indeterminato.
 

Alberto Broggi è il primo uomo al mondo ad avere realizzato l'auto che si guida da sola. Molto prima della Google Car di cui tanto si parla. "Quando ho iniziato il progetto, Google neanche esisteva". Nel 1994 Broggi, appena laureato al Politecnico di Torino, assieme a un paio di colleghi realizza Paprika, un elaboratore con 256 processori che installa in una Fiat Ducato. Paprika acquisiva dati dall'esterno e li trasmetteva al guidatore. Nel 1998 è la volta di Argo e una Lancia Thema senza pilota: grazie a un sistema di telecamere che riconosce le linee stradali, percorre duemila chiometri in Italia. Funziona piuttosto bene: solo nel 6 per cento del percorso il pilota è dovuto intervenire perché il software confondeva le linee delle corsie con quelle di vecchi cantieri stradali. Di Argo oggi resta un cerchione, con la lapide ironica "Riposa in pace". Con i fondi del Cnr a Parma nasce poi il Laboratorio per la Visione artificiale e i Sistemi intelligenti, il Vislab. Nel 2010 il viaggio a Shanghai fa entrare Broggi e il suo team nella storia, ma il vero test è una mattina di luglio del 2013 a Parma quando un'auto di Vislab, una Braive, attraversa la città in pieno centro in condizioni di traffico reale: 13 chilometri in 18 minuti, test superato.


Ma intanto le cose si complicano. Mentre l'auto che si guida da sola diventa un progetto di Google e a seguire di tutte le più grandi case automobilistiche, il VisLab arranca: la legislazione in Italia rende difficili queste sperimentazioni e quando la spending review vieta agli enti pubblici l'acquisto di automobili, all'università di Parma si devono ingegnare e così comprano un laboratorio, cioé un'auto modificata. Insomma, Broggi capisce che se non accelera vent'anni di ricerche rischiano di finire in fumo. Mentre Fiat e Finmeccanica nicchiano su eventuali partnership, il professore trova una sponda in Silicon Valley, che gli presenta una serie di potenziali acquirenti. "Partner industriali", li chiama Broggi e non ha torto come vedremo. Intanto i venture capitalist nostrani finalmente si accorgono che a Parma c'è un tesoro di brevetti e talenti, e ragionano su una cordata. Ma il tempo ormai era scaduto: "Se non avessimo venduto adesso, fra qualche mese avremmo rischiato di vederci sorpassati da qualche rivale".

La scelta di Ambarella ha un significato preciso: "Noi facciamo il software, loro fanno hardware, insieme siamo perfetti, possiamo continuare a crescere, applicare questa tecnologia in ambiti che nemmeno immaginiamo". La valutazione della società è in linea con quella fatta dai mancati investitori italiani: 30 milioni di euro, praticamente un milione per ogni ingegnere di Vislab: "Per il prezzo è stata determinante la nostra storia, l'esperienza di vent'anni, l'incredibile messe di dati che abbiamo raccolto".

Con 30 milioni di euro per sé e per i suoi soci (tutti ex studenti che lo accompagnano da anni) uno potrebbe immaginare Broggi su un panfilo a godersi un po' di riposo: "No, il meglio deve ancora venire, potremo andare finalmente alla velocità della Silicon Valley senza muoverci da Parma".

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