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4 febbraio 2017 6 04 /02 /febbraio /2017 17:56

 

 

 Un giochino prima di cominciare a esaminare la situazione  economica  e sociale. Quale uomo rivoluzionario ha pronunciato le frasi sottolineate in azzurro ?

Nelson Mandela Ignazio da Silva Lula Fidel Castro

-Fu necessario lottare contro i vecchi nemici della pace: i monopoli industriali e finanziari, la speculazione, l’attività bancaria sconsiderata , l’antagonismo di classe, il settarismo, l’affarismo di guerra. Avevano cominciato a considerare il governo del paese come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo organizzato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo esercitato dalla plebaglia organizzata. Mai prima d’ora, nell’intero arco della nostra storia , queste forze sono state così unite da opporsi a un candidato. Sono unanimi nel loro odio nei miei confronti.

-Abbiamo sempre saputo che perseguire i propri interessi personali senza scrupoli è un pessimo principio morale, ora sappiamo che è pessimo anche per l’economia.

Questo é un linguaggio duro e chiaro distante dalle nostre élites politiche.

La risposta alla fine di tutte queste considerazioni.

Premessa:

Eventi infelici accaduti in altri paesi ci hanno insegnato da capo due semplici verità in merito alla libertà di un popolo democratico.

La prima verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che esso diventi più forte dello stesso stato democratico. Questo, in essenza, è il fascismo – un governo posseduto d un individuo, un grippo, o qualsiasi altro potere privato capace di controllarlo.

La seconda verità è che la libertà di una democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita accettabile.

Entrambe le lezioni ci toccano.

Oggi tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato senza eguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo l’efficacia dell’impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori e impiego di capitale, e come mezzo per assicurare una distribuzione più equa del reddito e dei guadagni tra il popolo della nazione tutta.

Franklin D. Roosvelt al Congresso degli Stai Uniti 29 aprile 1938

 

Eisenhower, presidente repubblicano, comandante in capo delle forze USA durante il 2° conflitto mondiale, nel discorso d'addio critica il complesso militare industriale Usa

17 gennaio 1961 Nel suo discorso di congedo dalla nazione dopo otto anni di presidenza, Dwight Eisenhower mette in guardia gli americani dal crescente peso e dagli interessi mastodontici del cosiddetto complesso militare industriale. Il presidente uscente, un conservatore fiscale, era sempre stato, sin dal suo insediamento nel 1954 un avversario dell'espansionismo e dei costi crescenti dell'establishment legato alla sicurezza e alla Difesa. La guerra Fredda, è la tesi di "Ike" rende lo sviluppo di armamenti un imperativo, ma l'America non deve essere tenuta in scacco dal complesso militare industriale. Il rischio è che si formi una élite scientifico-tecnologica

Mi sembra che coloro che vivono nel paese più grande del capitalismo lo conoscano a fondo, siano consapevoli dei suoi meccanismi , le loro conseguenze sul piano economico e sociale e usino un linguaggio in cui credono, rivolgendosi ai cittadini con chiarezza e senza paura. E facendo proposte adeguate.

Si stima che la disuguaglianza di reddito tra il 20% più benestante e il 20% più povero della popolazione mondiale sia di 90:1.

 Se invece degli strati di popolazione si considerano i 20 paesi più ricchi e i 20 più poveri, la disuguaglianza sale da 120:1.

I venti (20) uomini più ricchi del mondo posseggono una ricchezza complessiva pari a quella del miliardo(1.000.000.000) più povero. Entro paesi che il PIL pro capite fa apparire uniformemente benestanti, gli USA e la stessa Italia, le disuguaglianze di reddito e ricchezza sia reale che finanziaria , tra il 10% più ricco e il 10% più povero sono cospicue e crescenti.

Per arrivare a guadagnare quanto i topo manager delle grandi imprese industriali e finanziarie percepiscono in soli 12 mesi, tra stipendio, gratifiche di fine anno, plusvalenze di azioni ricevute in dono o opzioni, un lavoratore italiano, francese o britannico, statunitense, con un salario medio lordo di 25.000 euro (equivalente a 23.000 sterline o 32.000 dollari in moneta 2008) dovrebbe lavorare tra i 400 e i 1000 anni. Nel 1960 gli sarebbero bastati quarant’anni.

  1. Pag.9 di “con i soldi degli altri” di Luciano Gallino. Einaudi ed.

Farò una presentazione lunga, forse non adatta per un blog (seguita da altra documentazione) che richiede una paziente lettura, dei mezzi con i quali il mondo della finanza e delle banche operano così ognuno si renderà conto, dopo che gli è stato fornito numerosi elementi, di come stanno andando le cose.

Per saperne di più :

  • Krugman Paul: La coscienza di un liberal - Ediz. Laterza
  • " ": fuori da questa crisi, adesso - Ed. Garzanti
  • " ": il ritorno dell'economia della depressione e la crisi del 2008. Ed. garzanti.
  • N. Roubini S. Minhn: La cisi non è finita - Ed. feltrinelli
  • Amartya Sen: L'idea di giustizia. Ed. Mondadori
  • Gallino L.: Con i soldi degli altri. Ed. Laterza
  • Gallino L. La lotta di classe dopo la lotta di classe. Ed. Laterza
  • Gallino L. Il lavoro non è una merce. Ed. Laterza
  • M.Amato, L.Fantacci (Docente di storia economica e di scenari internazionali all'Università Bocconi): Come salvare ilmercato dal capitalismo - Ed. DE
  • Fassone E.: Piccola grammatica della grande crisi. Ed. Effetà
  • Rampini F.: Le dieci cose che non saranno più le stesse. - La biblioteca di repubblica-l'espresso
  • Rampini F.: Alla mia sinistra:
  • Campiglio Emanuele: l'economia buona- Ed. Bruno Mondadori
  • Lepri S.: la finanziaria siamo noi - Ed. Chiarelettere
  • Napoleoni L.: Economia canaglia . Ed. Il saggiatore
  • " ": La morsa - Ed. Chiarelettere
  • Mercalli L.: Prepariamoci. Ed. Chiarelettere
  • Lodato S. Scarpinato R.: Il ritorno del principe - Ed. Chiarelettere
  • Petrini R.: Processo agli economisti (A chi abbiamo affidato il nostro benessere. Ecco perché i guru del liberismo hanno fallito) - Ed.Chiarelettere
  • DVD: Indide Job. Diretto da C. Ferguson (premiato in molti festival - premio oscar 2010 miglior documentario). - Feltrinelli Real cinema

Una considerazione alla crisi economica in cui ci troviamo dal 2008.

Se si produce un guasto o un danno in una determinata situazione o struttura, per non incappare in un altro guasto o danno bisogna cambiare le condizioni, la struttura o la forma di quella situazione. Quel guasto non può essere riparato, in economia, da chi l’ha prodotto o ha contribuito a produrlo con il suo comportamento. Non è necessario essere Einstein o Borg per comprendere questo.

Parecchie persone si sentono in difficoltà nel rendersi conto della situazione poiché le opinioni degli economisti sono le più disparate quando non sono contrapposte. La contrapposizione sta dietro l’economia: nel pensare o avere una determinata visione della società che sta dietro a un sistema economico; nel valutare le conseguenze, le ripercussioni che si verificano nella società in conseguenza dell'attuazione di una determinata politica economica; del sistema di produzione e distribuzione della ricchezza; con quali criteri avviene questo processo nella società. Ci sono degli economisti come Robert Shile, Nuriel Roubini (nel 2005 previde che sarebbe scoppiata la bolla immobiliare e a catena sarebbe seguita la crisi del sistema economico). Joseph Stiglitz (ex capo della Banca Mondiale), Paul Krugman (premio nobel dell’economia) e prima di loro Hyman Minsky (nel 1987) sosteneva che la crisi del sistema economica poteva accadere dopo quella del1929 e aveva fornito gli strumenti per capire che il sistema economico è instabile. Amartya Sen è un altro economista contrario al neoliberismo, non parliamo di Keynes la cui impostazione é proprio all’opposto dei neoliberisti: in caso di crisi propugnava l’intervento dello stato per uscire dalla grande depressione.

Dopo la crisi dell’Unione Sovietica si diffuse e diventò senso comune che il sistema di mercato e della libera concorrenza era il migliore possibile .

I neoliberisti e gli ultraliberisti della scuola di Chicago, proseguendo quanto affermava la scuola dei Marginalisti crearono strumenti più perfezionati e complessi per dimostrare scientificamente che il sistema di mercato e della libera concorrenza era il migliore possibile dei mondi e stava in equilibrio. Applicarono all’economia il metodo della matematica e della fisica al fine di renderla una scienza oggettiva. Quello che è un modo di affrontare la questione economica viene spacciato come scienza economica e quasi tutti i manuali di scuola e universitari sono riempiti di formule, schemi e modelli matematici ed econometrici. Mille utilità attraverso mille funzioni e e via via tutte le equazioni relative al sistema dei prezzi, ai mercati dei beni e dei fattori della produzione (lavoro, capitale, terra) fino all’equilibrio generale del sistema economico, il tutto in equilibrio perfetto garantito dal mercato e dalla libera concorrenza. In questo modello non è prevista o si esclude la crisi. Si tratta, per questo modo di vedere, di situazioni passeggere che si verificano nei vari settori per inefficienza o strozzature che il mercato consente di superare e di trovare un nuovo equilibrio. Milton Friedman, gli economisti di Chicago e i loro seguaci non prendono più in considerazione una crisi, non viene più considerato un problema, la escludono.

Per altro, nell’età dell’informatica e dell’elettronica il denaro ha perso la sua materialità ed è diventato una serie di bit nelle memorie dei computers. Si stima che il 40% del movimento dei capitali nel mondo avvenga , nei giorni di normale attività delle borse, per mezzo di batterie di computers aurtogovernantesi, che danno il via alle operazioni, in modo automatico, in base a differenze anche centesimali dei vari beni sulle borse del pianeta. Il guadagno è assicurato dalla movimentazione a 9 cifre e oltre di capitali con utili milionari . E’ una delle componenti poco note del cosiddetto “giudizio dei mercati”, di cui parlano quotidianamente i media come di una sorta di divinità imperscrutabile.

Il concetto dell’uomo (secondo questo modo di pensare) che opera nell’economia é che si tratta di un homo oeconomicus, il cui comportamento è solo razionale; nell’economia è quello che ricerca la massimizzazione del profitto (ipotesi astratta, di comodo, a priori) e della ricchezza a prescindere da tutte le motivazioni : usanze, costumi morali, regole varie di condotta che sono quelle che in realtà vengono a contare nelle sue scelte concrete e nel suo comportamento. Come sosteneva Adam Smith : gli uomini certo agiscono in base a quello che percepiscono il loro interesse personale, ma questo non è mai definito in termini solo pecuniari e soprattutto mai è scisso da valori come la simpatia, l’amicizia, l’ambizione, la stima sociale. In base all’impostazione neoliberista si valorizza (Robert Lucas. nobel 1995) tutto ciò che si muove nel mercato e si contrasta l’azione dello stato, basandosi su modelli econometrici che prevedono l’andamento di un sistema economico: peccato che non abbiano previsto niente e mentre il Titanic cominciava ad affondare le sentinelle dell’economia continuarono a suonare i violini sulla tolda della nave senza accorgersi dell’iceberg della crisi che stava per arrivare. Viene il sospetto che si sia avverato ciò che affermava un grosso funzionario della Russia: “abbiamo innescato una bomba a orologeria nel sistema economico occidendale: gli abbiamo tolto il nemico”. La regina Elisabetta d’Inghilterra, scoppiata la crisi, si recò alla London School of Economics e pose la domanda: “Come mai qui nessuno aveva previsto la crisi?” I convenuti glissarono e si guardarono bene dal rispondere.

Ci sono teorie economiche più adatte a spiegare la crisi più di altre? I modelli Keynesiani sembrano più adatti a considerare la crisi rispetto a quelli neoliberisti della scuola di Chicago più in voga negli ultimi anni. Ad esempio il FMI (Fondo Monetario Internazionale) e altri istituti che hanno commesso degli errori enormi si rifanno a modelli DSGE ( Dynamic, stocahasties general equilibrium). Si tratta di moduli di previsione nati sulla scia delle teorie economiche di Chicago, che considerano la crisi alla stregua di semplici incidenti di percorso di un sistema destinato a tornare serenamente in equilibrio. Non sorprende che abbiano fallito. L’allora vicedirettore della banca d’Italia, Ignazio Visco, parlando all’Università La Sapienza nell’ottobre 2009 ha fatto esplicito riferimento al “fallimento delle previsioni degli economisti”. I docenti della Bocconi, seguaci del neoliberismo così si esprimono. Giavazzi sul Corriere agosto 2007 ”la crisi del mercato ipotecario è seria, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria generalizzata. Il mondo dell’economia continua a crescere rapidamente. La crescita consente agli investitori di assorbire le perdite e evita che il contagio di diffonda” Alesina, nello stesso mese afferma ”quella in atto è una correzione come ce ne sono state altre. No non vedo in arrivo lo scoppio di una bolla come quella della new economy: Ultimamente si sta esagerando un po’ a prestare denaro grazie a tassi di interesse troppo bassi, ora è in atto una forte correzione, tutto qui”. Padoa Schioppa invece ”E’ opportuno processare gli economisti per i loro errori di improntitudine, individuare dove hanno sbagliato e perché hanno sbagliato (aprile 2009) Le banche gli fecero la guerra. Prima di lui Sylos Labini puntava l’indice contro “le formulazioni astratte, eleganti ma inadatte a interpretare la realtà”; sulla stessa linea Giorgio Fuà. Nel 1980 l’incidenza della matematica nei libri di economia era dell’80%. Questi modelli matematici ed econometrici, comprendenti oltre 1.000 equazioni sono serviti? Hanno portato l’economia su un terreno sempre più astratto e lontano a quanto succede nella società. Paradigmatico l’esempio dei due inventori dei derivati: Myron Scholes e Robert Merton. Insigniti del premio nobel nel 1997 ”per un nuovo metodo nella determinazione del valore dei prodotti derivati”. Per loro si trattava di tradurre in formule matematiche i concetti di un loro precursore: Lucas, che prese il Nobel 4 anni prima. “La teoria é come qualcosa che può essere introdotto in un computer e fatto funzionare” mentre lo sviluppo economico è come “la costruzione di un mondo meccanico, artificiale, popolato di robot interattivi”. Essi elaborarono ancora negli anni ’70 un modello in base al quale era possibile conoscere perfettamente il valore futuro di un titolo derivato (si spiegherà più avanti che cos’è), cioè di un titolo il cui valore è riferito ad un bene qualsiasi; si può arrivare a determinarlo inserendo in un calcolatore tascabile, come quello della texas instruments, una serie di parametri. L’equazione è passata sotto il nome di formula Black-Scholes (dal nome di colui che contribuì a elaborarla) All’inizio la formula contribuì a stimolare i contratti dei futures (si spiegherà più avanti). Questa pietra filosofale ebbe un primo infortunio nel crac di Wall Street del 1987 (ce ne siamo dimenticati dopo tutto quello che è successo), dove furono proprio i meccanismi automatici di vendita basati sulla famigerata formula a provocare il disastro. Non soddisfatti i due divennero soci nel 1993 del Long-Term Capital Management, un hedge found (si spiegherà sempre più avanti).Anche in questo caso, dopo un periodo di affari d’oro, l’avventura si trasformò in un disastro, si persero 2 miliardi di dollari e il fondo fallì. La funzione maledetta è apparsa nel crac dei subprime del 2008. Forse ci può essere una quarta volta visto che molti si ritengono furbi come pinocchio e credono ancora all’albero degli zecchini d’oro a cui saranno impiccati. Per ora i matematici prestati all’economia hanno innestato la retromarcia e persino Alan Greenspan (a capo della FED per 18 anni che hanno segnato il trionfo la deregulation) è arrivato ad ammettere sul Financial Times e di fronte al Congresso degli USA, che i modelli matematici non funzionano perché sono stati “tarati” in momenti di euforia e non si adattano ai periodo di congiuntura bassa. E noi che lasciamo pontificare queste persone e gli economisti (che usano un linguaggio tecnico astruso, passato per oggettivo) da un piedistallo costruito sulla nostra ignoranza (io non me ne intendo di economia, loro sono gli esperti) e sulla totale delega affidata ai nostri responsabili politici che si mettono totalmente nelle mani di costoro che talvolta sono boriosi, seriosi e si danno arie di grandi tecnici e professionisti dell’economia (Il personale incompetente e non preparato per il suo compito produce altrettanti guai di chi ruba). E’ personale politico affetto da pigrizia mentale e affinità ideologica, non si aggiornano e non studiano; sarà meglio, come cittadini, informarci e leggere qualche buon libro di autori onesti, chiari esperti economici e costituirci in cittadinanza partecipata e attiva. La situazione è complessa perché i nodi sono venuti al pettine contemporaneamente in tutti i settori dell’economia e della società e non basta un’invettiva o un’imprecazione: affermare che sono tutti ladri e disonesti, per risolvere la questione. Occorre avere delle proposte e delle idee adeguate alla situazione, sostenute da buoni politici. E c’è chi prevede che ci sarà una ripresa economica entro la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo. Ma finché ci sarà chiusura delle fabbriche, fallimento delle attività produttive, aumento della già forte disoccupazione, impossibilità di trovar lavoro per i giovani (37% di disoccupati), non viene distribuito reddito alle persone che faticano ad arrivare a fine mese: ma di che cavolo di ripresa stanno parlando?

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