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9 febbraio 2013 6 09 /02 /febbraio /2013 17:53
 giovani-disoccupati.jpglink    Borodin - Nelle steppe dell'asia centrale. Cliccate con il tasto destro del mouse su LINK e con il sinistro su "apri in una nuova scheda" ascolterai la musica e potrai leggere il breve articolo
Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
 
Antonio Gramsci
 
Con la disoccupazione dei giovani  in Italia siamo  al 37% . 1 su 3 non trova lavoro e in Europa (tra i ragazzi dai 15 ai 24 anni)  siamo all’11,1 %. Quelli che per dire trovano lavoro in Italia, perché molti vanno all’estero in altre nazioni a trovare una possibilità concreta di lavoro e di vita,  sono trattati a pesci in faccia con una retribuzione di 300-400 euro quando sono pagati, altrimenti lavorano gratis.
  L'unico consiglio è che devono trovare forme di collegamento e di incontro per organizzarsi collettivamente, a seconda della loro condizione sociale, economica  e far sentire la loro voce e le loro proposte. Individualmente c’è solo spazio per la frustrazione, la depressione, la  rabbia, la  protesta senza sbocco. Come dimostra la crisi economica e l’impronta ecologica – il giorno in cui le economie hanno esaurito le risorse rinnovabili-  (l’anno scorso il termine è scaduto ad agosto e si  sta accorciando di più ogni anno che passa) non hanno grandi prospettive. Gli adulti lasceranno loro una pesantissima situazione  economica e sociale e una  eredità che solo in gruppo possono affrontare e a cui  trovare una soluzione.
E'il momento di rifarsi a:

 

John Kennedy: Miei cittadini non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi: chiedete cosa voi potete fare per il vostro paese.

Don Milani: uscirne insieme è politica, uscirne da solo è avarizia

 

    Ecco la lettera di un giovane a Michele Serra:
  Egregio Serra, ho ascoltato Carlo Pertrini e Salvatore Settisintervistati da Fazio , condivido in pieno leloro tesi ma non le ritrovo esplicite nei programmi elettorali. Hanno parlato di bene comune, di consumo del suolo, di impronta ecologica, di alimentazione e di relativo vergognoso spreco, di rispetto dell'ambiente, che non é solo nostro, ma delle prossime generazioni. Nel suo ultimo libro Settis afferma." il Neoliberismo ignora l'amore per i più lontani in tutte le sue forme, propugna invece l'amore per sè stessi, per un presente caduco che sfuma e inciampa in un labile futuro".      inoltre:   noi stiamo prendendoa prestito capitali delle generazioni future, senza intenzione e sprefranza di rimborsare alcunché" (Commissione Brundland). Non basta questo per creare indignazione, in particolare dei giovani? non sarebbe ora che questa crisi diventasse la presa di coscienza che la natura é infinita, che il PIL non misura il benessere, che le attuali ingiustizie sociali sonoinamissibili e che é ora di cambiare radicalmente? altro che riformatori, qui occorrono dei rivoluzionari!     Amedeo Piccini
Caro Piccini, è vero, il nostro modelloeconomico-sociale é al collasso e  occorrono dei rivoluzionari. Ma quelli che ho conosciuto, nella mia ormai non breve vita, non mi ispiravano fiducia. Erano veementi nelle analisi e sbrigativi nei giudizi. E soprattutto, una volta sfumata nel nulla la loro presunzione di cambiare tutto, il cinismo li ha fatti diventare reazionari: il centro destra italiano pullula di ex rivoluzionari. Ma siccome lei ha ragione, e bisogna cambiare tutto, e buttare all'aria il vecchio, decrepito malfunzionante ordine economico, e ricostruire una gerarchia dei valori totalmente nuova, che dobbiamo fare, in cosa dobbiamo sperare?Mettiamola così: anche i rivoluzionari devono essere completamente nuovi. Non arrognti, non violenti, perché lo è gia il potere. Razionali, rispettosi della realtà, perchè la sola maniera  di ribaltarla, la realtà è conoscerla- E poi umili, perché "nessuno nasce imparato", e rispetto al paesaggio politico che si stà davanti, l'umiltà intellettuale sarebbe davvero una rivoluzione clamorosa. Ma soprattutto: ho la netta sensazone che avesse ragione chi, in anni remoti, diceva che la rivoluzione deve avvenire dentro di noi (siate il cambiamento che voi chiedete algli altri - Ghandi). Specie se è l'ambiente (cioè il rapporto con le merci,con i consumi, con lo spazio e il tempo, con il lavoro, con il denaro) il vero fronte di lotta, e di mutamento socio-economico, allora ognuno di noi dovrebbe ripensare a come vive, come spende, che obiettivi di vita ha davvero. E quella dentro se stessi é senza ombra di dubbio la rivoluzione più complicata da fare. Michele Serra
 Baggio.jpg  

Baggio legge la lettera a San Remo

http://video.repubblica.it/dossier/sanremo-2013/baggio-a-sanremo-il-messaggio-di-aung-e-l-appello-ai-giovani/119541/118021

 Roberto Baggio da San Siro a Sanremo restando un Campione

Chi non ha esultato per un goal di Roberto Baggio? Vuoi per la Nazionale vuoi per una squadra di club, tutti almeno una volta abbiamo esultato per quella palla di cuoio dentro la rete.

Non sono un tifoso di calcio, questo mi rende neutrale nell’esprimere tutta l’ammirazione verso un uomo che – al pari di pochissimi altri – può vantare il titolo di “Campione” dentro e fuori l’ambito sportivo.

La lettera che Roberto Baggio ha letto, durante una serata del festival di Sanremo, è una delle pagine più belle nel rapporto pedagogico tra: adulto e giovane.

Questo il testo che lascio ad una Vostra attenta riflessione.

A tutti i giovani e tra questi ci sono anche i miei tre figli.
Per vent’anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch’io ero così. Io però, senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole.

La prima è passione.
Non c’è vita senza passione e questa la potete cercare solo dentro di voi. Non date retta a chi vi vuole influenzare. La passione si può anche trasmettere. Guardatevi dentro e lì la troverete.

La seconda è gioia.
Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci, la sera, intorno ad una tavola apparecchiata. E’ proprio dalla gioia che nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita.

La terza è coraggio.
E’ fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale, è necessario non farsi sconfiggere. La cosa più importante è sentirsi soddisfatti sapendo di aver dato tutto, di aver fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità. Guardate al futuro e avanzate.

La quarta è successo.
Se seguite gioia e passione, allora si può parlare anche del successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra società.

Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale sia per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio.

La quinta è sacrificio.
Ho subito da giovane incidenti alle ginocchia che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza è il tempo della costruzione, per questo dovete allenarvi bene adesso. Da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo gli anni che state vivendo sono così importanti.

Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni la realtà.Per tutta la vita ho fatto in modo di rimanere il ragazzo che ero, che amava il calcio e andava a letto stringendo al petto un pallone. Oggi ho solo qualche capello bianco in più e tante vecchie cicatrici. Ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita.

Ed è proprio questo che auguro a Voi ed anche ai miei figli.
Roberto

  IL REDATTORE

L’ economia neoclassica, la scuola di Chicago, Milton Friedman  considerano l’uomo come soggetto dedito  esclusivamente al massimo tornaconto e parlano di homo  oeconomicus.     Questo concetto ha trovato una convinzione diffusa  nella nostra  società del consumo, dell’individualismo (vedi l’articolo del blog: “Per pensare, riflettere e vivere meglio”), dove il denaro è  diventato lo scopo del vivere non un mezzo. Si tratta  di uno formidabile specchietto per le allodole di questa società che si basa molto sull’apparenza. Lo constatiamo nella vita  di ogni giorno dove  si studia o si lavora, ma  ci svaghiamo con la musica, il teatro, il cinema, l’opera;   ci piace passeggiare e a camminare in montagna o in mezzo al verde. Ci rechiamo in gita per svagarci o a visitare posti interessanti e belli; ci appassioniamo all’ arte in tutte le sue espressioni;  coltiviamo un hobby;  pratichiamo uno sport o ci piace andare in palestra , a ballare o in piscina; stiamo bene con  amici e conoscenti; leggiamo, ci informiamo, ci acculturiamo, c’è chi fa volontariato in varie forme  ecc. ecc. Agiamo non solo per interesse  economico, ma ricopriamo molti ruoli in base a una pluralità di interessi e curiosità; ci spingono le relazioni;  ci emozioniamo di fronte a un bambino ad eventi naturali, come un bel tramonto o una giornata al mare; siamo soddisfatti di ciò che riusciamo a realizzare e di quello che ci scambiamo nelle varie relazioni  e così via. Non si tratta di essere seriosi, pensierosi, pesanti ma di fare una vita reale, autentica che si basa il più possibile sulla leggerezza, sul sorriso, sulla comprensione e su tutto ciò che è umano, sapendo che ognuno di noi ha dentro si sé cose vitali e non vitali e quindi non dobbiamo sempre essere lancia in resta contro tutte le altre persone, ci conviene essere pazienti con noi stessi e con gli altri e dobbiamo essere il cambiamento che chiediamo agli altri (Ghandi). Questa storia di incasellarci solo in una visione  economica  ci imprigiona in una sola dimensione, ci ruba la vita e quello che realmente siamo, mentre  ogni giorno facciamo cose svariate  e siamo diversi a seconda delle  molteplici situazioni in cui veniamo a trovarci. E’ bello avere un figlio perché si cresce assieme a lui e si imparano da lui molte cose, anche gli errori che facciamo e che loro, a loro volta hanno diritto di fare. Non conta cadere, ma cosa facciamo ogni volta che ci troviamo per terra, se ci rialziamo  e continuiamo nella nostra strada come dice Ghandi:  “Non seguite la via tracciata, ma quella che è dentro ognuno di noi, senza paura”

Le seguenti espressioni che sono un regalo di  mio figlio:

Danzacome se nessuno potesse vederti.

Cantacome se nessuno potesse sentirti.

Amacome se non fossi stato mai ferito prima.

Vivicome se il paradiso fosse in terra.

Ho deciso di essere felice perchè questo è bene per la mia salute.

Queste invece le ho trovate in un libro:

L’adesso è l’unico tempo che esiste e, quale sia la sfida che vi trovate ad affrontare, date ciò di cui siete capaci (nessuno vi chiede di più di ciò che siete in grado di dare) per far fronte alla situazione così com’è adesso. Se riuscite a cogliere l’opportunità, la potenzialità, la vita e ad assumervi la responsabilità che incontrate oggi, potrete far fronte a quelle che verranno domani. Che le abbiate affrontate o no, quelle di ieri sono passate, non sono più in vostro potere; quelle di domani non dipendono da voi; quindi non date loro energia: usate la vostra energia per gli eventi di oggi.

Se facciamo della gratitudine una pratica quotidiana per ciò che abbiamo e siamo, essa potrà aprirci la mente alle cose positive che ci circondano e diventerà facile  vedere il successo e l’abbondanza, in risposta a tutte le necessità, ma non all’avidità. Quindi sviluppiamo una coscienza dell’abbondanza in sostituzione della coscienza di povertà e della sensazione che ci manchi sempre qualcosa.

     

   
 
 
 
 
 
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