Antonio Fraschilla - La Repubblica
Entrando in paese un filare infinito di capannoni abbandonati e poi di "vendesi" affissi sulle case accompagna il visitatore. Arrivati in Comune, il sindaco allarga le braccia: «Che volete, scappano tutti: non c'è lavoro e quindi non c'è futuro — dice Angelo Cambiano — Anch'io ho un fratello e una sorella che sono andati a vivere fuori. Io sono rimasto, ma alla fine siamo stati travolti dalla crisi e a Licata non è rimasto nulla».
Benvenuti nel paese di chi va via: secondo l'ultimo report della Fondazione Migrantes oggi nel mondo vi sono 14mila licatesi iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero, quasi la metà degli abitanti rimasti, circa 37 mila. «C'è un'altra Licata che è scappata via e non tornerà, se non per trascorrere le vacanze — dice padre Giuseppe Sciandrone, per cinquant'anni parroco della centralissima San Domenico — ma lo sa che quest'estate ho celebrato 52 matrimoni e nel resto dell'anno quasi nessuno? Erano tutti di licatesi andati all'estero ma che vogliono sposarsi nella nostra chiesa. Sembra di essere tornati agli anni del Dopoguerra: io me li ricordo gli abitanti che andavano via con la valigia di cartone, adesso vedo le stesse facce tristi solo che in mano hanno il trolley».
Licata è sempre più povera e qui i giovani, ma anche chi ha perso il lavoro, non hanno alcuna speranza: «Avevamo dei cantieri navali fiorenti, l'agricoltura di qualità, una delle marinerie più importanti del Mediterraneo — racconta Carmela Zangara, insegnante per decenni al liceo — tutto è scomparso in poco tempo e continua a scomparire. I laureati vanno via, ma anche le famiglie povere scappano: il centro storico è sempre più vuoto, le villette in periferia realizzate negli anni Ottanta sono in vendita. D'altronde, chi le deve comprare?».
Già chi le compra? Oggi più di un terzo del licatesi vive all'estero e torna soltanto per rivedere qualche giorno la propria terra, e poi via al Nord, in Francia e soprattutto in Germania. La scorsa estate un parroco di Colonia ha voluto a tutti i costi conoscere padre Sciandrone: «Sì, è venuto da me perché a Colonia ha una comunità di licatesi più grande della mia e tutti parlavano della loro infanzia trascorsa qui», dice il sacerdote da una settimana andato in pensione. I giovani scompaiono, le scuole hanno sempre meno alunni e un tessuto non solo economico ma anche culturale si assottiglia sempre di più: «Soltanto quest'anno ho ricevuto 40 nulla osta di bambini che con le loro famiglie hanno lasciato la scuola per andare all'estero — racconta Maurizio Buccole ri, dirigente dell'Istituto comprensivo Leopardi — da un anno a un altro abbiamo perso quasi cento iscritti. Ma anche chi si diploma poi va via».
Chi rimane fa una vita di sacrifici per sopravvivere. Come Giuseppe Cosentino, pescatore da una vita e padre di due figli ormai grandi che continuano il mestiere: «Hanno oltre 40 anni, cos'altro possono fare? — dice Cosentino — fanno i pescatori perché io gli ho insegnato questo mestiere. Una volta con la pesca a Licata si viveva benissimo, oggi si sopravvive, domani chissà». Per molti è già tardi per andare via da Licata.
AL SUD
A Licata, in provincia di Agrigento, chi risiede all'estero torna soltanto in estate per sposarsi