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10 ottobre 2016 1 10 /10 /ottobre /2016 08:39
Cuochi, creativi e studiosi in cerca di opportunità Ritratto dei nuovi immigrati

Tonia Mastrobuoni – La Repubblica

Alla stazione di Wolfsburg la statua di un uomo con una valigia accoglie le migliaia di viaggiatori e di pendolari che arrivano ogni giorno nella città-fabbrica della Volkswagen. La statua si chiama "L'emigrante". Il titolo è in italiano. E non perché sia italiano lo scultore, Quinto Provenzani. Ma perché la città della Bassa Sassonia ha voluto rendere omaggio alla più grande comunità straniera di "Gastarbeiter", di operai venuti qui a spaccarsi la schiena alle catene di montaggio del marchio- simbolo della Germania. Wolfsburg è un luogo tipico dell'emigrazione "vecchio tipo", degli italiani che dagli anni '50 partivano alla volta del Paese più ricco per garantire un sostentamento alla famiglia. Qui ci sono persino un'Agenzia consolare e un Istituto italiano di cultura.

Complice la Grande crisi, i nostri connazionali stanno tornando: nel 2013 a Wolfsburg ne sono arrivati in 331, l'anno successivo 480 e l'anno scorso 413. Negli anni precedenti, spiega Edith Pichler, professoressa dell'Università di Potsdam, tra le maggiori studiose dell'argomento, gli arrivi a Wolfsburg si erano quasi azzerati. Secondo la sociologa italiana, al ritorno degli italiani nella città della Volkswagen potrebbero aver contribuito i servizi andati in onda anche in Italia sui 50 anni della presenza della comunità italiana a Wolfsburg, nel 2012: «le testimonianze raccolte parlavano di una città con ottime possibilità di lavorare e di stipendi da 2000 euro al mese». Un miraggio, per molti giovani.

Wolfsburg è una metonimia, la pars pro toto di una tipologia di migrante italiano in Germania. Pichler continua a distinguerli in diversi gruppi. Da un lato ci sono i lavoratori che arrivano nelle aree industriali come Wolfsburg, ma anche nel Baden-Wuerttenberg o nella Ruhr, nelle zone delle fabbriche, del manifatturiero. Ma poi c'è una "nuova" migrazione che preferisce le grandi città come Berlino e che spesso ha caratteristiche molto diverse.

Gli ultimi anni hanno mostrato in generale che c'è un enorme boom di arrivi di italiani in Germania. Secondo l'Ufficio federale di statistica (Destatis) ben 57.191 italiani si sono trasferiti in Germania nel solo 2015, in crescita dai 56.700 dell'anno prima e il doppio dai flussi del 2010, che ammontavano a 23.894 (i 16mila del rapporto Migrantes sono quelli iscritti all'Aire, Destatis registra anche gli italiani domiciliati o residenti in Germania). E il quadro generale, secondo l'Ufficio federale del Lavoro (Bundesagentur fuer Arbeit) ci dice che a settembre del 2015, il 68% della comunità italiana presente in Germania era impiegata nel terziario: il 15,9%, in particolare, nella gastronomia e un altro 14% nel commercio.

Ma dai dati dell'Ufficio federale del lavoro contenuti in un saggio che uscirà a breve emerge anche che gli italiani sono spesso precari e che spesso guadagnano poco. Nel paper si legge che «i nuovi migranti italiani sono impiegati spesso in lavori che non richiedono una particolare qualifica. Sono precari e guadagnano poco. Lavorano nell'industria delle pulizie, nei call center, in alcuni segmenti della ristorazione o nella cura». Ma il destino del precariato colpisce in generale gli stranieri. Sostiene il saggio che «gli stranieri lavorano molto più dei tedeschi con contratti a tempo».

Berlino, in questo contesto, è atipica. Pichler spiega che il gruppo di italiani arrivati nella capitale, in crescita costante, «si differenza molto dai gruppi di emigrati verso la Germania, formati in prevalenza da operai. Il carattere politico, economico e sociale ha favorito l'immigrazione di diversi tipi di italiani ». Lavorano nella ristorazione, ma anche nel terziario avanzato, sono creativi, artisti o studiosi. E c'è anche una certa volatilità della loro presenza a Berlino, come se sperimentassero, spesso. Di conseguenza, la loro probabilità di fallire e tornare in Italia è più alta che altrove. A fronte di 3.700 persone arrivate in città nel 2015, ad esempio, 2.000 persone hanno lasciato la capitale per tornare in patria.

Anche nella capitale si registra un costante aumento degli italiani, negli anni recenti della Grande crisi. Negli anni Ottanta e Novanta i nostri connazionali a Berlino erano circa 9.000. Alla fine del 2015 ne risultavano quasi quattro volte tanti, erano cioè 26.715 gli ufficialmente residenti, cui vanno aggiunte 6.172 persone di origine italiana ma con cittadinanza tedesca. Sono dunque 32.887 gli italiani a Berlino, una piccola città nella città.

 Berlino è ormai una città cosmopolita.

I LAVORI DI IERI E DI OGGI

Secondo i dati, il 68% della comunità italiana presente in Germania è impiegata nel terziario: il 15,9%, in particolare, nella gastronomia e un altro 14% nel commercio. Un ritratto profondamente diverso da quello del passato, quando gli italiani erano soprattutto operai.

 

Fare dell'Italia un paese per giovani è la sfida del futuro.

 

 

 

 

 

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